Il 19 marzo è la festa del papà: l’origine di questa festa è da ricollegare a Giuseppe, padre di Gesù.
Sappiamo che le cure parentali nell’uomo non sono state sempre le stesse e negli ultimi anni il ruolo del papà sta diventando sempre più paritario rispetto a quello della mamma anche se c’è tanto lavoro ancora da fare.
La continuità della specie è l’aspetto fondamentale intorno al quale gira tutta la vita degli animali. Conosciamo molto sulle cure parentali degli animali terrestri ma quanto sappiamo di quelle degli organismi marini?
Approfittiamo di questa occasione per vedere come se la cavano i nostri papà marini!
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Con il termine “cure parentali” ci riferiamo a tutte quelle azioni che i genitori svolgono per permettere la sopravvivenza e la crescita dei piccoli affinché anche essi arrivino all’età riproduttiva. Sappiamo bene che nel mondo animale, ed in particolare quello marino, il ruolo del papà è quasi sempre e solo quello della riproduzione. Dopo l’atto riproduttivo, mamma e piccoli rimangono soli e molto presto i piccoli diventano autonomi e si separano anche dalla mamma.
Ma ci sono delle eccezioni.
In alcune specie marine è il papà a prendere il controllo della situazione: costruendo un nido, proteggendo le uova e addirittura partorendo! Vediamo alcuni esempi di papà marini esemplari che potremmo incontrare nelle nostre immersioni nel Mar Mediterraneo.
La famiglia Syngnatidae è una famiglia di pesci ovovivipari (le cui uova si schiudono all’interno del corpo del genitore dando alla luce piccoli già completamente formati, miniature degli adulti). All’interno di questa famiglia troviamo specie presenti sia nel Mediterraneo che nei mari tropicali, come i cavallucci marini e i pesci ago e specie prettamente tropicali come l’australiano pesce drago comune.
Nel nostro mar Mediterraneo è possibile incontrare due specie di cavallucci marini: Hippocampus hippocampus e Hippocampus guttulatus e chissà, se siamo molti fortunati, assistere al parto di un papà cavalluccio marino. Si, avete capito bene! Nei cavallucci marini è il maschio a partorire i piccoli.
La madre è dotata di un organo chiamato ovopositore che, come dice il termine stesso, serve per depositare le uova all’interno di un marsupio che si trova in posizione ventrale e che presentano solo i maschi. Questo marsupio funziona a tutti gli effetti come una placenta perché assorbe le sostanze nutritive e l’ossigeno necessari allo sviluppo delle uova. Dopo circa 2-10 settimane (dipende dalla specie) dal momento della fecondazione delle uova, il papà sarà pronto ad espellere centinaia di piccoli con delle contrazioni molto simili a quelle del parto. I piccoli sono facilmente catturabili dai predatori vista la loro minuta dimensione e quindi il papà cercherà di tenerli vicino a sé per proteggerli dai pericoli nei primi giorni di vita.
Il pesce ago cavallino è una specie molto diffusa nel mar Mediterraneo soprattutto nelle zone ricche di Posidonia Oceanica dove in genere si mimetizza. Come il cavalluccio marino, anche il pesce ago cavallino maschio ha una sacca di incubazione delle uova simile ad un marsupio che, in questo pesce, si trova sotto la coda. I piccoli all’interno di questa sacca sono alimentati, ossigenati e protetti dal loro papà fino alla nascita.
Entrambe le specie, ma sopratutto il pesce ago cavallino, sono facilmente visibili durante le nostre immersioni ad Ustica. Solitamente è facile avvistare questo animaletto tra le foglie di Posidonia, praticamente in quasi tutti i siti di immersione.
Molti pesci tropicali e i famosi Ciclidi dei grandi laghi africani sono famosi per utilizzare la strategia dell’incubazione orale: tenere le uova o in alcuni casi i piccoli avannotti, protetti all’interno della cavità boccale del maschio. Sebbene in forma minore, questo metodo viene utilizzato anche da alcune specie mediterranee come accade per il re di triglie.
L’Apogon imbersi, più comunemente conosciuto come Re di triglie, è un pesce che fa parte della categoria degli incubatori orali. È una specie molto diffusa nel Mediterraneo che possiamo ammirare in particolare in grotte e zone buie. In questa specie i maschi hanno il ruolo di proteggere i piccoli. La riproduzione avviene in estate e la femmina infatti depone le uova (circa 20.000) nella cavità boccale del maschio il quale le ossigena e protegge fino alla schiusa che avviene dopo circa una settimana. Affinché la schiusa vada a buon fine l’Apogon, ed in generale tutti gli incubatori orali, digiunano per tutto il periodo di incubazione delle uova.
In molte specie marine del mar Mediterraneo, i papà si occupano della selezione, della pulizia, della costruzione del nido e della protezione delle uova dai predatori utilizzando molte delle loro energie affinché la prole sopravviva così che il loro patrimonio genetico venga tramandato. Vediamo alcuni esempi.
Lo spinarello è un pesce di grande distribuzione che a volte possiamo incontrare nel mar Mediterraneo.
Lo spinarello è un vero galantuomo: infatti per l’accoppiamento e la successiva deposizione delle uova crea un nido d’amore perfetto selezionando le più belle erbe acquatiche che trova. Sarà la femmina a scegliere il maschio in base al nido, ai colori e alla grandezza del maschio. Una volta deposte le uova la femmina si può riposare! Sarà infatti il maschio a fecondarle e a preoccuparsi della cova fino alla loro schiusa. Quando nasceranno gli avannotti, il papà starà con loro per circa due settimane, insegnandogli tutto quello che devono sapere per affrontare la vita “adulta.”
Le bavose sono animali di piccole dimensioni, per lo più bentonici (animali che vivono in stretta relazione con il fondale marino) molto diffuse nel mar Mediterraneo. La famiglia dei Blennidi non presenta la vescica natatoria e quindi anche per questo è confinata alla vita di fondale. (la vescica natatoria è l’organo che permette ai pesci di regolare la galleggiabilità per scegliere la propria profondità lungo la colonna d’acqua in differenti momenti della giornata o fasi del ciclo vitale).
In questa famiglia il papà si occupa della costruzione e della decorazione del nido affinché la femmina scelga il suo per la deposizione delle uova: si tratta infatti di animali ovipari ossia la cui deposizione delle uova è esterna al corpo dell’animale. Si occupa inoltre dell’ossigenazione delle uova tramite movimenti ritmici delle pinne pettorali e della protezione del nido fino alla schiusa delle uova. I piccoli, una volta fuori dall’uovo, saranno completamente autonomi.
Le castagnole sono pesci che vivono in banchi a poca profondità, solitamente a mezz’acqua ma anche vicino al fondale ed in genere sono molto territoriali. Come accade per i papà bavosa, anche i papà castagnola preparano un nido, scegliendo rocce piatte che si preoccupano personalmente di pulire affinché la femmina deponga lì le uova. Esse sono dotate di filamenti adesivi che permettono una salda adesione al substrato e non rischiano di essere portate via dalle correnti. Una volta deposte le uova, i papà castagnola le ossigenano, le puliscono dai parassiti e le proteggono fortemente dai predatori. Non lasciano la zona del nido per tutto il periodo di incubazione delle uova che dura circa una settimana per assicurarsi che tutte le uova raggiungano la schiusa.
Spesso durante le nostre immersioni ad Ustica faccio notare ai subacquei il comportamento anomalo di qualche castagnola: possiamo osservarla vicino alla parete o ad un anfratto, a guardia di qualcosa che noi non vediamo: è il maschio che sta di guardia al nido e cerca di scacciare gli eventuali predatori. Spesso però le donzelle o altri pesci li vicino hanno la meglio e li vedi tutti ammassati a mangiare qualcosa sulla roccia liscia.
I tordi ocellati sono tra i pesci più colorati del nostro mar Mediterraneo. Sono piccoli pesci che vivono in genere vicino al fondale e costruiscono nidi, in genere semicircolari, utilizzando filamenti algali decorativi per convincere la femmina a deporre lì le uova. Come gli altri protettori del nido anche i papà tordo ocellato rimangono vicino alle uova fino alla schiusa proteggendo con forza il nido dai predatori. Per apparire più grandi e minacciosi di quello che sono di fronte ai predatori (sono lunghi circa 10 cm) mostrano la loro macchia opercolare (detta anche ocello da cui il nome tordo ocellato).
Tuffandoci insieme abbiamo scoperto papà che partecipano attivamente alla protezione delle uova e dei piccoli, altri che addirittura si sostituiscono alla madre partorendo al suo posto.
Se vuoi scoprire tante altre divertenti curiosità sui pesci e altri animali marini, ti consiglio di iscriverti al corso Underwater naturalist, sarò felice di accompagnarti alla scoperta degli abitanti marini di Ustica!
Non ci resta quindi che fare gli auguri a tutti i papà marini e… terrestri! Buona festa del papà!
Ringrazio per la foto di copertina l’amico Paolo Bausani
Laureata in Biologia marina, guida naturalistica tra il Messico e l’Italia. Guida di snorkeling e whale watching di professione e subacquea per passione. Il mio obiettivo nella vita è diffondere l’amore e il rispetto per il mare e le creature che lo abitano.