Al largo delle coste palermitane, a soli 90 minuti di aliscafo, spunta solitaria dal mare l’isola di Ustica.
Arrivare in nave è sicuramente il modo più suggestivo, anche se non il più veloce. Mano a mano che ci si avvicina all’isola si scorgerà la lussureggiante vegetazione, le coste segnate dall’origine vulcanica e l’acqua cristallina. A darti il benvenuto troverai il coloratissimo paese che incornicia il porto.
Soprannominata anche ”la perla nera del Tirreno” per il colore scuro delle sue rocce vulcaniche, Ustica è una delle mete più ambite dai subacquei di tutta Italia e d’Europa.
Il motivo è sicuramente la bellezza e la varietà dei suoi fondali che custodiscono gelosamente un tesoro inestimabile di biodiversità che riesce a stupire anche i subacquei giramondo più esperti.
Vi portiamo quindi alla scoperta delle meravigliose immersioni e della biodiversità che contraddistingue l’isola di Ustica.
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Fortemente voluta dai pescatori locali, nel 1986 Ustica diventa la prima area marina protetta d’Italia. In quegli anni non c’era la consapevolezza e il rispetto che si ha ora per l’ambiente e Ustica era meta di gare e battute di pesca. Con il tempo capirono che quel tesoro marino andava tutelato e non impoverito. Venne quindi istituita l’area marina protetta prima di tutto per regolamentare la pesca e per tutelare gli ecosistemi costieri e poi per promuovere la ricerca scientifica.
Le coste scoscese e le calette con scogli o ciottoli rendono questa isola un luogo di vacanza difficile per famiglie con bambini molto piccoli anche se Cala Sidoti e l’Acquario sono i punti più comodi e facilmente accessibili dove potersi crogiolare al sole e rinfrescarsi facendo snorkeling in acqua a basso fondale.
Anche solo indossando una maschera si potrà godere della limpidezza delle acque dell’isola di Ustica e della fauna e della flora marina. Già dalle prime bracciate verrete circondati da banchi di castagnole, salpe e saraghi che nuoteranno indisturbati a fianco a voi. Nuotando vicino agli scogli potrete sicuramente vedere cerniotti curiosi, murene nascoste tra le rocce, qualche timido polpo e per gli occhi più aguzzi nudibranchi colorati. E questo in pochi metri d’acqua! Allontanandosi con qualche bracciata non sarà difficile osservare carangidi in caccia e banchi di baby-barracuda che trovano riparo nelle calette fin quando non sono abbastanza grandi da prendere il largo e spingersi più lontano.
Per comprendere perché Ustica è considerata uno dei punti con una maggiore biodiversità del Mediterraneo, dobbiamo analizzare la sua conformazione e la sua posizione geografica.
L’isola è posta non molto vicino dalla costa di Palermo e questo le ha concesso di essere protetta da pescatori di frodo e dai vacanzieri che si spostano in massa tutti i weekend.
Altro fattore che influenza la quantità e la varietà delle specie marine di Ustica è la posizione dell’isola: l’isola viene infatti lambita dalle correnti marine fredde e ricche di nutrienti che entrano dall’Atlantico. Questa è una posizione strategica che permette il ricircolo dell’acqua più fresca e l’apporto costante di nutrienti anche nei mesi più caldi.
In ultimo, ma non per rilevanza, è l’origine vulcanica dell’isola e le diverse tipologie di eruzioni che si sono succedute nel corso degli anni: queste le hanno conferito una morfologia irregolare che ha permesso il formarsi di ambienti marini variegati e colorati.
L’isola di Ustica presenta tutti gli habitat marini possibili: è proprio per questo che viene definito un hot spot di biodiversità. Lo scopo principale delle AMP è proprio quello di salvaguardare questi ambienti per mantenerli il più intatti possibile.
Per garantire la tutela di questi preziosi habitat ad Ustica sono state istituiti dei siti SIC ( Siti di Interesse Comunitario) e ZPS ( Zone di Protezione Speciale) secondo la direttiva europea 92/43/CEE denominata “HABITAT”.
Tra gli habitat da proteggere troviamo le praterie di Posidonia: una pianta indispensabile per il nostro mare. Molti subacquei durante le nostre immersioni ad Ustica passano indifferenti sopra le distese di posidonia non sapendo forse che questa pianta ricopre un’importanza fondamentale per gli ecosistemi marini: dà riparo ad una moltitudine di specie che si riproducono e depongono le loro uova nascosti tra le foglie di questa pianta ipnotizzante.
La posidonia inoltre produce oltre 15 litri di ossigeno al giorno per m2 ed è considerata quindi il polmone del Mediterraneo.
Leggi l’articolo che abbiamo dedicato interamente a questa pianta.
Possiamo trovare questa pianta in quasi tutti i siti di immersione di Ustica: dalla Grotta della Pastizza a Punta Galera e Punta dell’Arpa, per esempio. Proprio per questo è fondamentale utilizzare delle boe di ormeggio, ove presenti, per evitare di buttare l’ancora sopra queste delicatissime piante.
Durante il briefing pre immersione illustriamo a tutti i subacquei le caratteristiche fondamentali di questo ecosistema soffermandoci sulle specie che si possono osservare aguzzando un po’ la vista. Il più ricercato è il pesce ago cavallino che riesce a mimetizzarsi perfettamente con le foglie di questa pianta grazie alla sua colorazione che riprende il colore delle stesse. Altro animaletto gettonassimo è il cavalluccio marino: lui, a differenza del pesce ago, si nasconde vicino alle radici della pianta, aggrappandosi con la sua coda ai rizomi di posidonia.
A punta dell’Arpa ad inizio stagione la posidonia offre riparo alle menole: questi pesci durante il periodo dell’accoppiamento cambiano il loro comportamento (solitamente nuotano non troppo vicine al fondale) e la loro livrea. Si nascondo tra le foglie assumendo un colore quasi fluorescente per rendersi visibile al partner.
Un altro ambiente delicato e da preservare sono le grotte, di cui l’isola è piena data la sua origine vulcanica. Ustica presenta una gran varietà di caverne e grotte adatte sia ai subacquei alle prime armi con gli ambienti chiusi, sia per i subacquei esperti.
Uno dei motivi per cui e si vuole preservare le grotte e limitarne gli ingressi è perché le bolle dei subacquei rimangono intrappolate sulla volta soffocando gli organismi che vivono attaccati lì e che non possono spostarsi.
Gli ambienti chiusi hanno delle caratteristiche particolari prima tra tutte l’assenza di luce, che implica la presenza di alcune specie che meglio si adattano a queste condizioni, e l’assenza di altre specie che invece prediligono la luce, come le alghe. Ad ogni modo possiamo trovare praticamente tutti i phyla negli ambienti delle grotte.
All’interno di quasi tutte le grotte di Ustica è facile osservare il Parapandalo (Plesionika narval), un gamberetto rosso pallido con delle lunghe antenne. Capita spesso di vedere delle musdee (Phycis phycis) o dei gronghi (Conger conger) cibarsi dei malcapitati gamberetti appena il subacqueo li illumina con la torcia. Altro incontro sempre gradito dagli amanti della fotografia subacquea è il gambero meccanico (Stenopus spinosus) che deve il suo nome alle chele lunghe che assomigliano a delle pinze. Possiamo inoltre osservare aragoste (Palinurus elephas) e magnose (Scyllarides latus) o granchi facchini (Dromia personata), così chiamati perché solitamente si caricano sul carapace una spugna per mimetizzarsi.
Ma nelle grotte di Ustica non ci sono solo crostacei ma una moltitudine di specie che troviamo prettamente in ambienti con poca luce o completamente al buio. Questo è il caso dei molluschi gasteropodi come ad esempio le cipree (Luria lurida e Zonaria Pyrum), oppure i nudibranchi come la vacchetta di mare (Peltodoris atromaculata) uno dei tanti tipi di doridi (Doride Doriopsilla).
I poriferi, o spugne, sono forse il gruppo più numero in grotta; sono molte in termini numerici e di diversi generi ognuna delle quali possiamo trovarle in parti diverse della grotta a seconda delle loro abitudini: se vogliono più o meno luce le troveremo all’ingresso (ad esempio Agelas oroides oppure Chondrosia reniformis) mentre invece quelle adattate a vivere senza luce le troveremo solo all’interno delle grotte (come ad esempio Petrobiona massiliana).
Spesso le grotte vengo utilizzate da alcuni pesci anche solo come rifugio temporaneo, come succede con le cernie; ma ci sono pesci che invece scelgono questi ambienti come luogo dove vivere, come il ghiozzo leopardo (Thorogobius ephippiatus) e la brotula (Oligopus ater).
Vicino al porto possiamo trovare la Grotta Azzurra, la Grotta della Pastizza, la grotta di Punta Falconiera che sono le più facili tra le grotte di Ustica.
Tra le grotte più impegnative troviamo la Grotta Totò, con le sue due camere emerse e con delle stalattiti, la famosissima Grotta dei Gamberi, la Grotta delle Cipree, la Grotta dei Cirri e la grotta della Balena. Queste sono quelle più famose e conosciute ma l’isola presenta un’intricato sistema di grotte e cunicoli creato dall’origine vulcanica dell’isola.
Ormai da anni l’area marina protetta di Ustica ha regolamentato la visita di queste grotte: solo i subacquei in possesso dei brevetti caver e cave diver può visitare questi ambienti chiusi.
Le immersioni in grotta possono essere tra le più suggestive da fare ma non sono per tutti: innanzi tutto si deve padroneggiare un assetto perfetto per evitare di colpire inavvertitamente il fondale o le pareti. È necessario avere un’attrezzatura idonea per la penetrazione e sopratutto un’addestramento adeguato per saper fronteggiare ogni evenienza e godersi l’immersione in tutta sicurezza.
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Un altro ambiente delicato e da preservare è senza dubbio quello del coralligeno o biocenosi coralligena: sono delle biocostruzioni marine permanenti formate da specie, animali e vegetali, che stratificano carbonato di calcio. Non sono altro che delle barriere coralline quindi, ma nel nostro mar Mediterraneo.
Il coralligeno è considerato il secondo hot spot di biodiversità dopo le praterie di posidonia perché, accrescendosi, attira intorno a sé una gran varietà di organismi, sia animali che vegetali.
Ma cosa sono queste biocostruzioni? Sono costituite da alghe ma anche organismi coloniali che costruiscono una struttura adatta ad ospitare più individui come ad esempio i briozoi, le margherite di mare (Parazoanthus axinellae), le gorgonie (Paramuricea clavata) e anche corallo e falso corallo nero (Savaglia savaglia).
Fondamentali per il mantenimento di questo habitat sono: acque limpide con pochi sedimenti in sospensione, temperature basse e costanti, luminosità ridotta. Tutte queste condizioni vengono ampiamente soddisfatte ad Ustica anche se negli ultimi anni l’innalzamento delle temperature del Mediterraneo ha messo a dura prova gli ambienti costieri. Fortunatamente le coste dell’isola di Ustica sono battute periodicamente da correnti fresche che ristorano gli organismi marini.
In diversi siti possiamo ritrovare ambienti con il coralligeno; di sicuro l’immersione “massi fuori” di Punta Galera, il paretone della Secca della Colombara e il Secchitello sono i punti dove le gorgonie e altri organismi del coralligeno sono più in salute rispetto ad altri siti di immersione.
Tra le immersioni più sorprendenti c’è la secca Fofò, così chiamata dal nome di chi me l’ha fatto scoprire per la prima volta tanti anni fa. Qui, a soli 30 metri di profondità. possiamo ammirare ben 12 rami di finto corallo nero (Savaglia savaglia) uno dopo l’altro!
In altri siti di immersione ad Ustica si ha la possibilità di osservare questo particolare corallo: al Secchitello sono diversi i rami che si possono contare e anche la Secca della Colombara ne custodisce uno gelosamente!
Ma oltre ad habitat da proteggere, Ustica è famosa per la gran quantità di pesce, pelagico ma anche bentonico, che sembra quasi darsi appuntamento in queste acque incontaminate.
Posso affermare che in tutti i siti di immersione di Ustica c’è pesce di ogni genere e grandezza ma indubbiamente quelli dove si possono ammirare una maggior quantità di pesci sono: l’intramontabile Punta Galera, la suggestiva Secca della Colombara e il seducente Scoglio del Medico.
Ognuna di queste immersioni ha delle peculiarità che le rendono fattibili a subacquei con qualsiasi tipo di addestramento: dall’open water ad un deep diver fino ad arrivare anche ai subacquei tecnici.
Questi siti di immersione ci regalano immersioni spettacolari per tutti i gusti: sia per gli amanti della microfotografia che per gli amanti del pesce.
Gli amanti della macrofotografia si potranno sbizzarrire tra una gran varietà di nudibranchi, briozoi, spugne colorate, madrepore, scorfani coloratissimi, pareti brulicanti di vita!
Per gli amanti del pesce, fin dai primi metri, potremo ammirare diversi tipi di cernie (bruna e rossa), dotti (Epinephelus costae), ma anche sipari di castagnole, strade di boghe, banchi di salpe e saraghi. E ancora caroselli o veri e propri muri di barracuda, plotoni di carangidi in caccia, palamiti e tonni enormi che danno luogo a spettacoli che nulla hanno da invidiare al sardine rum del Sud Africa!
E poi c’è lei, la mia preferita insieme ai miei amati nudibranchi, la regina delle acque usticesi, la ricciola (Seriola dumerili) che maestosa girovaga nei vari siti di immersioni a caccia di cibo o semplicemente a farsi fotografare,
Ci sarebbe ancora molto da raccontare sulle immersioni di Ustica ma poi finirei per annoiarvi.
Ebbene io, dopo tutti questi anni e non so più quante immersioni, non sono ancora stufa di tuffarmi nelle acque di questo paradiso incontaminato ma anzi non ne ho mai abbastanza! Ogni occasione è buona per mettersi la bombola sulle spalle e scoprire un nuovo tratto di fondale o per ripercorrere, con occhi sempre diversi e pieni di stupore, tratti già noti.
Se ti ho incuriosito almeno un pò non ti rimane che prenotare le tue prossime immersioni con Lustrica diving!
Ci vediamo giù!
Istruttrice subacquea e proprietaria del Lustrica diving center. Amante da sempre del mare e appassionata di biologia marina, accompagno i subacquei, o aspiranti tali, alla scoperta del mare e dei suoi curiosi abitanti.