DISTRIBUZIONE DELLE SPECIE MARINE - Lustrica Diving
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DISTRIBUZIONE DELLE SPECIE MARINE

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Vi siete mai domandati come mai alcune specie, come le gorgonie, si trovino solo ad alcune profondità?
Per poter capire cosa determina la distribuzione delle varie specie marine dalla superficie alla profondità dobbiamo spiegare il concetto di zonazione.

Osservando le montagne ci accorgiamo che esiste un gradiente di vegetazione: mano a mano che ci si avvicina alla cima, la vegetazione si fa sempre più rada, i grandi alberi spariscono e lasciano spazio ad arbusti bassi e rocce.
Questa differenza di distribuzione è dovuta principalmente al cambiamento di temperatura, che diminuisce con l’aumento dell’altitudine, ma anche all’esposizione al sole e ai venti.

Lo stesso fenomeno avviene in ambiente marino: tutte le specie, animali e vegetali, che popolano gli oceani sono distribuite a profondità diverse secondo parametri fisici-chimici ben specifici.

Di cosa parleremo :

Zonazione del fondale marino

Quando si parla di zonazione, si intende una divisione verticale del fondale marino in zone o piani, caratterizzati da indici quali la marea, la luce e la presenza di piante.

Nella metà del 1900, due oceanografi Peres e Picard, divisero il fondale marino del Mediterraneo in due grandi sistemi: quello fitale, ovvero caratterizzato dalla presenza di piante fotosintetizzanti che richiedono la presenza di luce per sopravvivere, e quello afitale, anche detto profondo, dove l’assenza di luce fa si che non vi sia vegetazione.

La suddivisione del sistema fitale è basata sulla presenza o meno di luce, e di conseguenza la presenza di vegetazione.
La suddivisione del sistema afitale è invece determinata principalmente da fattori quali: profondità, escursione mareale, temperatura, salinità e morfologia del substrato.

I due sistemi a loro volta vengono suddivisi in piani, ognuno con caratteristiche omogenee e specifiche.
Il sistema fitale viene suddiviso in quattro piani: sopralitorale, mesolitorale, infralitorale e circalitorale.
Il sistema afitale si divide in tre piani: batiale, abissale ed adale.


In questo contesto andremo ad approfondire il sistema fitale, che rientra nei limiti di immersione e quindi di particolare interesse per i subacquei.

Il Sistema Fitale piano per piano

Il piano sopralitorale

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Piano sopralitorale
(immagine presa da http://www.biologiamarina.eu/Zonazione.html)

Il piano sopralitorale è la zona di transizione tra ambiente terrestre e marino, ovvero la porzione di costa raggiunta dalle onde. A seconda del tipo di substrato, roccioso o sabbioso, varierà l’estensione di questo piano. Contrariamente a quanto si possa pensare, vi sono diverse specie che popolano questo piano: licheni e microalghe verdi sono i maggiori colonizzatori vegetali, mentre per quanto riguarda il mondo animale sono presenti gasteropodi erbivori del genere Littorina e Patella, diversi crostacei cirripedi come i Balanidi, isopodi e granchi.

Un ambiente particolare caratteristico del sopralitorale sono le pozze di scogliera: la loro formazione è dovuta all’incessante erosione della roccia da parte del moto ondoso. La pozza è un microcosmo caratterizzato da condizioni chimico-fisiche estreme, quali l’elevata salinità, escursioni di temperatura, esposizione intermittente ad acqua di mare. In queste pozze convivono animali come gasteropodi (patelle e littorine), insetti, piccoli granchi e gamberetti e piccoli pesci appartenenti alla famiglia dei gobidi; ma anche organismi vegetali come Cystoseira e Padina pavonica, alghe brune amanti della luce ed alcune alghe verdi come Ulva, l’insalata di mare.

Ad Ustica il piano sopralitorale è caratterizzato da un substrato principalmente roccioso; diversi sono i punti ad Ustica dove poter osservare delle pozze di scogliera come ad esempio nei pressi di Scogli piatti oppure vicino al faro di Punta Cavazzi, nei pressi dell’Anfiteatro.

Il piano mesolitorale

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Piano mesolitorale
(immagine presa da http://www.biologiamarina.eu/Zonazione.html)

Il piano mesolitorale è la zona cosiddetta intertidale, ovvero compresa tra il limite di alta e bassa marea. La sua ampiezza dipende dalle escursioni mareali, che in Mediterraneo sono piuttosto ridotte (il massimo viene raggiunto nel golfo di Trieste, dove arrivano ad 1m).

Questo piano è caratterizzato da un ambiente assai variabile: è giudicato estremo perché in certi momenti è emerso, quindi soggetto ad essiccamento, esposizione a UV, diminuzione della concentrazione di ossigeno e ridotte opportunità di alimentazione per gli organismi. Inoltre gli ambienti intertidali sono affetti da forti stress meccanici dovuti al moto ondoso e forti variazioni di temperatura.

Per  ovviare a queste condizioni, le specie che popolano questo piano hanno adottato diverse strategie: per contrastare gli effetti del moto ondoso, hanno ridotto le dimensioni del corpo, diminuendo la superficie corporea come le patelle e modificando la forma, sviluppando un piede per ancorarsi al substrato come nel caso dei mitili.
Inoltre hanno modificato il colore della conchiglia a seconda del substrato per mimetizzarsi e sfuggire alla predazione; alcune specie come i molluschi bivalvi o il pomodoro di mare sono in grado di variare il tasso metabolico, trattenendo acqua al loro interno quando sono esposti all’aria durante la bassa marea.

La fauna tipica del mesolitorale è costituita da una discreta biodiversità, fra organismi animali e vegetali. Tra gli animali troviamo erbivori, ovvero molluschi dotati di conchiglia come patelle, littorine, mitili e balani, e predatori, rappresentati da poche specie, tra le quali stelle marine ed alcuni crostacei. Nelle zone con minori problemi di essiccamento i predatori sono animali a corpo molle come nudibranchi e anemoni, a loro volta predati da pesci che riescono a spingersi fino alla zona intertidale. Quando la marea si abbassa essi sono predati da uccelli marini.

Per quanto riguarda la flora, troviamo macroalghe ed alcune specie di alghe rosse incrostanti, tra cui è molto comune il genere Lithophyllum. Nel Mediterraneo, queste alghe formano delle biocostruzioni che possono emergere completamente al di sopra del livello del mare, formando vere e proprie cornici o marciapiedi. Il termine con il quale ci si riferisce spesso a queste strutture è “trottoir” e va ad indicare proprio l’insieme di vermetidi e alghe che, incrostandosi e cementificando, costituiscono una piattaforma. Questi trottoir sono degli hotspot di biodiversità, ovvero delle zone caratterizzate da livelli notevoli di diversità di specie, e possono essere utilizzati come indicatori dello stato di salute di quella determinata zona.

Il piano infralitorale

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piano infralitorale
(immagine presa da http://www.biologiamarina.eu/Zonazione_2.html)

Il piano infralitorale è quella zona compresa tra il limite della bassa marea fino ad una profondità variabile a seconda della penetrazione della luce. Maggiore è la limpidezza dell’acqua, maggiore sarà la profondità raggiunta dai raggi solari. In Mediterraneo il limite inferiore corrisponde a circa 35-40 metri di profondità. In questo piano, contraddistinto dalla costante immersione, e dalla presenza di luce, prolificano gli organismi vegetali fotofili (amanti della luce) che contribuiscono alla produzione di ossigeno e alla creazione di habitat per altre specie. Tra la flora incontriamo alghe brune, verdi e rosse e piante angiosperme, chiamate fanerogame, che costituiscono vere e proprie praterie sottomarine. Tra le fanerogame presenti nel Mediterraneo, degna di nota, è la Posidonia oceanica endemica del nostro mare e minacciata dall’erosione dei substrati causati dalla pesca a strascico.

Le comunità di organismi animali dell’infralitorale sono quelle che più comunemente si incontrano durante le immersioni subacquee.

La presenza delle comunità biologiche dipende dall’idrodinamismo, dal tipo di fondale e dalla temperatura.
Su fondali duri possiamo trovare alghe del genere Cystoseira e briozoi, cirripedi, vermetidi e idrozoi. In presenza di elevati tassi di sedimentazione, si possono osservare molluschi, policheti, crostacei ed echinodermi come ricci e stelle marine.
Nel caso di fondali mobili, la distribuzione delle specie dipenderà molto dalla granulometria del sedimento, ovvero dalla dimensione delle particelle (dalla sabbia, più fine, alle rocce, più grossolane).
Nel caso di sabbie fini, saranno presenti molluschi bivalvi (vongole, cannolicchi..), crostacei e policheti.

Il piano circalitorale

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Piano circalitorale
(immagine presa da http://www.biologiamarina.eu/Zonazione_2.html)

Il piano circalitorale, il più profondo del sistema fitale, è compreso tra il limite del piano infralitorale (presenza delle angiosperme e delle alghe fotofile, dipendente dalla torbidità), al limite della piattaforma continentale, 150-200 metri di profondità.

Il piano infralitorale e circalitorale insieme costituiscono il piano subtidale, ovvero sotto la linea di marea. Questo piano è caratterizzato da temperatura costante, mancanza di luce, correnti regolari, e da una maggior abbondanza della componente animale rispetto a quella vegetale. Inoltre la composizione maggiore dell’una o l’altra comunità dipende anche dall’angolo di pendenza del substrato, maggiore è la pendenza, minore è la luce e maggiore è la presenza animale.

Nel piano circalitorale si entra nel regno delle alghe rosse calcaree e delle gorgonie rosse.

Questo piano è caratterizzato dalla presenza di biocostruzioni: un substrato duro, lo scarso idrodinamismo e la poca luce sono i fattori chiave che permettono lo sviluppo del coralligeno da parte delle alghe calcaree e  di organismi sessili come briozoi e spugne.

Questi organismi costituiscono la base, ovvero il primo strato, per la formazione di questa complessa architettura. Questo strato viene poi colonizzato da organismi ramificati come le gorgonie ed infine vengono riempiti gli spazi da organismi agglomeranti quali spugne e ottocoralli. Protagonisti del coralligeno sono anche i policheti, numerosissimi e con una grande capacità di adattamento, hanno un ruolo cementante che consolida la struttura.

Le specie ittiche che vivono associate al coralligeno includono castagnole, tordi, barracuda, cernie, murene, gronghi. Queste specie, difficilmente pascolano le alghe coralline, dato che sono ricoperte di carbonato di calcio, dunque vivono soprattutto del sistema pelagico (in mare aperto).

Il Sistema afitale

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Piano batiale
immagine presa da http://www.biologiamarina.eu/Zonazione_2.html

Al di sotto del piano circalitorale ci si addentra nelle profondità del mare: la luce viene completamente a mancare, la temperatura scende di parecchi gradi rispetto alla superficie ed aumenta notevolmente la pressione. Queste caratteristiche fanno sì che gli organismi che abitano le acque del sistema afitale siano altamente specializzati: gli occhi rimpiccioliscono fino quasi a scomparire, sviluppano una percezione ultrasensoriale per analizzare l’ambiente circostante e le forme del corpo mutano nelle sembianze  piu’ peculiari. Stiamo entrando dunque nel mondo inesplorato delle creature fantastiche degli abissi, ma di questo ne parleremo un’altra volta.

In questo articolo abbiamo descritto le varie zone del mare e le caratteristiche che le rendono uniche sia dal punto di vista morfologico che dalla ricchezza di specie che le popolano.
La prossima volta che ti immergerai, soffermati ad ammirare come cambia il panorama subacqueo di fronte a te e cerca di coglierne tutte le sfumature che distinguono metro per metro, il fondale.
Se vuoi vedere con i tuoi occhi quanto hai letto in questo articolo, iscriviti al corso Underwater Naturalist e scoprirai, insieme al tuo istruttore, gli organismi principali che popolano i piani che abbiamo appena trattato.
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